Eating god: a book of bhakti poetry

Ci sono poesie e poesie.Ci sono poesie che ti entrano sotto pelle e ti penetrano nel midollo senza che tu nemmeno ti accorga di esserne stato annesso. Ci sono poesie che diventano parte dello sfondo uditivo della tua vita interiore, ipnotiche e risonanti. Ci sono poesie che stuzzicano la corteccia umana in modo che ogni lettura diventi una decodificazione, uno svelamento.E poi ci sono poesie che ti assalgono in qualche parte sconosciuta della tua geografia interiore. Un luogo misterioso e familiare. Un luogo che riconosci come un luogo oscuro di origine, che segna l'inizio di un antico dolore umano. Un luogo che a volte è stato chiamato il cuore, a volte l'anima e, per i più ostinatamente poco sentimentali, l'intestino.Questo è il momento mozzafiato in cui il sé parla al sé in modo più diretto di quanto avresti mai pensato possibile. Un momento che brucia attraverso lo smog della fede e della dottrina, il traffico infinitamente riciclato della teologia, le onde radio dell'opinione. Un momento in cui sai di essere testimone del sé che finge di non essere altro che se stesso: un semplice, insaziabile palpito. Questo è un palpito che non verrà messo a tacere. Questo è un palpito che non si accontenterà di petizioni da lista dei desideri, di accordi facili con un dio mediatore